In Italia le scrittrici sono ancora le grandi escluse dalle storiografie letterarie. L’assenza è un dato oggettivo, incontrovertibile. Quando si parla di letteratura femminile si pensa spesso a qualcosa di marginale rispetto alla tradizione diffusa, sempre eccentrica rispetto al canone e a forme della rappresentazione dell’io stabilite dalla tradizione.
In particolari momenti storici, la scrittura femminile emerge creando un controcanone che si nutre di una soggettività altra e di forme di racconto alternative al modello corrente. Interessante è il caso del periodo neorealista, dove autrici come Anna Banti (Amina, 1940; Artemisia, 1947), Natalia Ginzburg (È stato così, 1947) e Alba de Céspedes (Dalla parte di lei, 1949) condividono un genere di narrazione dove le protagoniste (e le scrittrici) si ribellano al ruolo imposto arrivando, nella finzione letteraria, a compiere gesti estremi.